
Sono inspirato, dallo scrivere quello sempre ma questa volta di più. Sento un vento femminile che soffia sulle mie vele da mercante di idee e racconti e mi porta un carico di pensieri e tanti volti, tanti nomi tante facce.
Questo vento si chiama Martina. Martina l’ho conosciuta dopo un alto dosaggio di Lorazepam , 10 mg per la precisione, in cui non volevo stare più a contatto con la realtà. E’ una ragazza ribelle (un po’ come mi sento io ) non indifferente a quelli che sono i drammi che la vita ci dimostra tutti i giorni e lei ne è protagonista . Così ho iniziato a scrivere di lei sul mio telefono ( per chi non lo avesse capito Martina è un personaggio inventato di mia fantasia ).
C’è tanto di me in lei, in questo breve racconto che sto per farvi leggere, traspare un certo Simone, è una mia vita che rivive attraverso Martina.
Chissà, un giorno la storia di Martina potrà diventare un libro, ma per scrivere libri bisogna leggerne tanti e ci vogliono molte capacità tecniche, ma io continuo a sognare, perché al contrario di chi mi dice che sto troppo sulle nuvole sognare mi sta portando proprio a rimanere con i piedi per terra .
Martina nella “culla ” del Tavor
Martina si opprimeva e si contorceva mentre era stretta ai polsi, legata accuratamente da dottori ed infermieri nel letto di quella stanza nella struttura psichiatrica che la ospitava ma non la ospitava nell'animo anzi le creava intorno a sé un aura di enorme disagio e sconforto. Urlava dentro e fuori di se all'infermiere che le voleva iniettare il Tavor in vena : " sono una giornalista freelance , slegatemi ! Ho appena sarò fuori di qua racconterò tutto attraverso la forca delle mie parole ! " L' infermiere che era di turno non credeva ad una sola parola di Martina ed eseguiva gli ordini della dottoressa Garretti, egli infatti gli rispose : " si ma ora stai zitta che ti devo fare addormentare un po' , così la smetti di blaterare le tue sciocchezze da ragazzina pazza e mestruata ." Così il famelico infermiere non ci mise molto a trovare una vena nelle esili e sottili braccia di Martina, che per protesta non mangiava da giorni. Ma cosa ci faceva la dentro ? Beh tutto era nato dalla voglia e dalla autodeterminazione della suddetta, di andarsene via di casa e dalle più che giuste rappresaglie nei confronti della madre . Sta di fatto che un giorno la madre, nella sua figura si sentì minacciata e iniziò ad inveire contro la figlia che compiva da poco 20 anni , la figlia non potendone più rispose con più rabbia e più cattiveria, allora la madre, Teresa chiamo i carabinieri esultando alla pazzia della figlia. Risultato ? Tso per Martina, che dalla situazione con sua madre non ne poteva più. Ma anche in psichiatria i giorni erano bui . Ella si rifiutava giustamente di prendere i farmaci , gli psichiatri non capivano che la sua ira era più per la situazione , non era una ragazza capita , ne dalla sua famiglia ne dalla società . Più che una patologia Martina voleva essere ascoltata , e qualche pillola sicuramente non l'avrebbe aiutata, anzi avrebbe solo peggiorato di molto la situazione. Si sentiva estranea in un mondo di alieni, ma i pazienti ricoverati le sembravano molto più normali dei cosiddetti "addetti ai lavori ". C'era Gigio , un ragazzo di 23 anni basso , denominato così perché assomigliava a topo Gigio data la sua statura e i denti di fuori, era schizofrenico e buttava sempre la sigaretta a metà perché diceva che dentro c'era il ferro . Poi c'era la ragazza "hippie " quella che viveva perennemente negli anni 70 ed era paranoica dura, pensava che gli alieni la sarebbero venuta a prendere e portata via e tutte le sere aveva paura e chiedeva di tenere le serrande abbassate, si inventava anche le cicatrici sulla pelle . Queste persone avevano una cosa in comune con lei , erano strane si escluse ma le accomunava il dolore e la perdita di fiducia nel mondo. Ed il fatto di non trovarsi in un posto al caldo , ma non materialmente parlando, intendo a livello di anima, sentirsi protetti e sicuri. Così anche quella notte Martina la passò in turbamento e stordimento da Tavor e in preda ad i più strani sogni.